In alcuni step precedenti sono stati riportati il modo di funzionamento dello strumento, leggi e proprietà geometriche che esso sfrutta per ottenere il risultato di calcolo finale. In questo step cercherò di esemplificare con parole semplici e concise le varie spiegazioni d'uso dello strumento ,prendendo come riferimenti bibliografici i già citati in precedenza :"Ostilio Ricci, Problemi di geometria pratica. L'uso dell'archimetro, 1590, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II-57, c. 37r" e "Giorgio Vasari il Giovane, Raccolto di varij instrumenti per misurare con la vista, 1600, Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. Ricc. 2138, c. 76".
Prendendo in mano tale strumento in modo tale che lo snodo dei bracci sia la parte più vicina al nostro corpo,attraverso i traguardi ottici (mirini o puntatori) presenti all’estremità dei due bracci ,puntiamo due punti scelti da noi (A e B) per misurare la loro distanza reciproca.
Una volta ben centrati i punti da misurare con i traguardi ottici è necessario movimentare il braccio trasversale tramite la cerniera presente in modo tale da renderlo parallelo al segmento AB (ovvero la distanza tra i due punti,che è la misura che vogliamo ottenere).
Notiamo che i bracci dell’archimetro posizionati come al punto precedente formano un triangolo simile (con gli stessi angoli) e quindi in proporzione con l’ipotetico triangolo che collega l’osservatore con i punti A e B.(triangolazione).
Leggendo le varie lunghezze dei lati del triangolo tramite le scale graduate presenti sui bracci dello strumento,attraverso quindi proporzioni riusciamo ad ottenere le misure dei lati del triangolo (osservatore-A-B) e quindi del lato AB (distanza tra i due punti).
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